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IL MUSICISTA
Un novecento ottocentista: così si potrebbe riassumere la figura del musicista Marzuttini, vissuto a cavallo
deI due secoli (e anzi più in questo che nel precdente) ma indiscutibilmente legato alla "pratica", al gusto del
più sincero "fin de siècle", con tutti i suoi valori e le sue pecche, con tutta la sua ingenua, ammaliatrice sensualità.
Allievo di Luigi Cuoghi, un illustre e capace "dilettante" (ma nel senso antico del termine), ne assimilò in breve,
in brevissimo tempo l'arte; nell'85 già vince il secondo premio a un concorso siciliano e all'86 risalgono due raccolte
omogenee di composizioni: una silloge di vari pezzi pianistici, quasi tutte danze, per la verità non molto interessanti,
e una raccolta di romanze da salotto per voce e pianoforte, questa sì di valore, anche se tutta o quasi giocata
su sentimenti banalmente melanconici, tipici, del resto, del periodo ("Morta", "Tristitia", "Post-mortem", questi
soltanto per citare alcuni dei cipressini titoli).
Sull'attestato che Luigi Cuoghi gli rilasciò in data 1 febbraio 1889, risulta che Marzuttini compì per quattro anni
«...regolari studi di Armonia, Contrappunto e Fuga con ottimi risultati». Questa completa preparazione di base traspare
chiaramente soprattutto nelle composizioni polivoche, nelle quali, unita alla naturale ed istintiva capacità melodica,
contribuisce alla creazione di lavori di alto pregio, soprattutto dal punto di vista armonico, con soluzioni a volte
personali anche se canonicamente non del tutto corrette.
Tra le opere giovanili, vale la pena di soffermarsi sulla già citata raccolta di composizioni per voce (quasi sempre tenore)
e pianoforte. Costruita su versi di autori à la page tra cui Praga, Marenco, Panzacchi e dello stesso Marzuttini
(«Povera Lena!»), si snoda attraverso una ricerca melodica che punta quasi ossessivamente alla frase corta ma
intensamente espressiva, modellata guardando chiaramente al bel canto ed ispirata al senso del testo.
Questa continua ricerca della bella linea melodica sarà la costante e la fortuna (se poi fortuna l'opera di Marzuttini ebbe,
ingiustamente dimenticata per tanto tempo) di tutto il suo scrivere musica.
Ovviamente è chiaro il rifiuto ch'Egli ebbe per la nuova musica, allorchè si perse il gusto per la melodia e si alterarono
i più radicati presupposti della costruzione e della grammatica musicali. Ai tradizionali principi estetici fu fedele
per tutta la vita. Leggendo le sue ironiche note significativamente intitolate «Perchè sono pazzo ?!», risalenti agli ultimi
anni, si evince senza mezzi termini la sua avversione contro la musica (e l'arte in genere) del momento, vista come bluff,
come regressione; avversione contro i futuristi («...perchè certi molteplici ibridismi e amorfismi che tanto infestano
il mondo, non li ho mai capiti e vorrei essere Attila per ordinarne lo sterminio, dei Marinetti e compagni...»), e contro
l'atonalità («...in Re bemolle, nè maggiore nè minore, neutro...»).
Legato all'ottocento, quindi, ma anche attento ed incuriosito osservatore del passato. Si veda il Trio in re maggiore per violino,
viola e violoncello, appartenente sempre alle opere prime, pubblicato dall'editore Schmidl di Trieste e dedicato
«Al distinto violinista Luigi Rebora». Costruito in forma quadripartita, tecnicamente non impegnativo, costituisce un bel
lavoro nel quale si osservano espliciti riferimenti al settecento, con l'introduzione (III movimento) di un minuetto e l'uso
di semplici ma efficaci progressioni.
Ancor giovane Marzuttini perfeziona lo studio del mandolino giungendo a pubblicare con Schmidl una raccolta di esercizi
per questo strumento, con lo stesso editore molte trascrizioni di pezzi celebri e nel 1908, pre la Casa Ricordi, un celebre
e fondamentale metodo.
Lo studio del mandolino, a quell'epoca strumento poco comune in Friuli, si inserisce in tutto un discorso di recupero e
di invenzione timbrici. Si osservino i numerosi strumenti che Egli stesso costruì: accanto a strumenti tradizionali,
si trovano altri totalmente o parzialmente di libera creazione: tricordi (la cui forma richiama le antiche trombe marine),
mandole con il fondo in cartapesta, flauti costruiti con materiali strani. Molti di questi strumenti furono concepiti
in momenti economicamente difficili, e da ciò l'impiego di materiali poveri, ma Marzuttini doveva essere attratto
da un curioso sperimentare che lo animerà sempre anche in altri aspetti della sua poliedrica attività; la costruzione degli
stessi tricordi o ancor più del violino, avente forme volutamente non consuete come l'accentuata bombatura del fondo
e del coperchio, testimoniano di una ricerca e di un'indagine che lo portava ad esplorare forme e materiali nuovi non
soltanto per necessità ma anche (e forse soprattutto) per studio.
Tra il '20 e il '30 , Marzuttini fu attratto da un genere che non aveva ancora sviluppato: la musica sacra. Tra questa spiccano
le quattro messe, tutte «maschilisticamente» concepite, per «tre voci d'uomo» (tenore I, tenore II, Basso,
una formazione particolarmente usata dall'Autore), con accompagnamento d'organo e, nella messa «Mater Salvatoris»,
piccola orchestra ad libitum.
Marzuttini si accosta al testo sacro con riverente timore: rinuncia infatti alle sciolte melodie, alle belle disgressioni
che siamo soliti trovare. Il tutto si può ben definire «castigato»; anche dal punto di vista armonico si nota un recupero
della modalità e la presenza di intervalli arcaici come, ad esempio, quinte vuote.
Ma il «Vecchio Friulano» (come qualche volta Marzuttini si firmava) più si illustrò nel genere legato alle tradizioni
popolari friulane. Le sue villotte, infatti, pure se ufficialmente sottovalutate, sono conosciutissime anche fuori della
«Piccola Patria». E a ragione, perchè da buon conoscitore del repertorio popolare autoctono (con Escher e lo stesso Cuoghi
studiò a fondo in quasto senso) seppe assimilare le caratteristiche proprie del canto popolare e a riproporle senza tradirne
lo spirito più intimo. In questi lavori, generalmete a tre voci virili, dall'andamento semplice, tutto si concentra sulla
melodia e sull'impatto armonico. I testi, di autori friulani celebri, quali Pietro Zorutti, Bindo Chuirlo, Emilio Nardini,
Francesco Locatelli, Maria Gioitti del Monaco, sono posti in musica con indubbia perizia, penetrandone il significato più
profondo e più vero.
Mirando al recupero delle antiche tradizioni del Friuli, Marzuttini impostò anche un importante studio sull Furlana, giungendo a
pubblicarne i risultati, nel 1914, sempre per i tipi dell'amico ed editore Schmidl.
Lavoro attento, interessante anche se condotto con un metodo di ricerca oggi musicologicamente ed etnomusicologicamente non più
accettabile, costituisce un punto d'arrivo (o, per gli studi analoghi che seguirono, di partenza) mirante a fare un po' di luce
su questa danza che fino ad allora era più conosciuta fuori che dentro i confini friulani e che ormai aveva perso i suoi
originari connotati musicali e coreografici.
Sempre nel filone popolaresco, si situano le operette e i vaudevilles. Brevi, spesso su testo proprio quasi sempre in friulano,
utilizzano trame semplici, ingenue. Il linguaggio musicale va di pari passo: frasi corte dalle melodie ben scandite, ariosi
impostati ad una liricità accativante, armonia semplicisima e strumentazione coloristicamente d'effetto. Si tratta, com'è apuunto
nello stile e nello spirito di questo genere, di lavori concepiti per divertire, per far trascorrere qualche tempo in evasione.
Ingiustramente dimenticati, come i loro circa diecimila congeneri, meriterebbero di essere ripresi e riallestiti.
Non bisogna poi dimenticare i tanti pezzi originali per complesso a plettro, presenze prevedibili nella produzione di un Autore
che tanto fece per la diffusione di questo genere.
L'esame di tali lavori ci riconduce al Marzuttini solito, al Marzuttini lirico, dominato e dominatore al tempo stesso della
melodia. Gli strumenti a plettro (ai quali talvolta si uniscono tricordi e fiati) sono trattati vocalmente, quasi volendo far
dimenticare la loro impossibilità a far «durare» il suono. Ricca anche l'armonia, con accordi pieni, dilatati, miranti alla resa
di tonde e pastose sonorità.
Non è quasta la sede per un esame approfondito dell'opera di Marzuttini ma un simile studio, favorito oggi grazie alla donazione
dell'intera sua opera musicale alla Biblioteca del Conservatorio di Udine, si impone, per delineare finalmente nella giusta luce
questa figura di Artista che tanto significò nella cultura friulana della prima metà di quatsto secolo.
Maurizio Grattoni (Udine, maggio 1986)
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