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G.B. Marzuttini (1863-1943)

Non è compito facile delineare in pochi tratti una figura complessa come quella di Tita Marzuttini, la cui attività e i cui interessi spaziarono dalla pittura alla meccanica, passando attraverso la musica e la poesia.

Il compito è particolarmente arduo in questo caso particolare poiché non si dispone a di una documentazione completa e ordinata che aiuti a ricostruire con precisione i momenti essenziali della vita e delle opere di questo artista.

In questa breve presentazione cercherò di delineare i tratti più salienti della vita di Tita Marzuttini così come me li ha raccontati suo figlio Arnaldo, zio di mia madre, e attraverso quanto ho desunto da un manoscritto autografo del Marzuttini.


Marzuttini nacque in una famiglia agiata ed ebbe pertanto una vita relativamente facile dal punto di vista economico e sociale.

Non altrettanto facile fu la sua vita personale: mi riferisco ad alcune delusioni derivanti da qualche insuccesso subito ai suoi esordi artistici e, soprattutto, al lutto (per la perdita del figlio Guido) che segnò profondamente gli ultimi 30 anni della sua vita.


Si sa poco della famiglia originaria del Marzuttini ma è quasi certo che per Tita, primogenito di 5 figli, i genitori avrebbero desiderato una carriera di tipo militare, professione questa che era in netto contrasto con lo spirito artistico e fondamentalmente libero di Tita.

Infatti dopo quasi 2 anni trascorsi al Collegio Militare di Milano il giovane Marzuttini si rese conto di aver intrapreso una strada sbagliata e rientrò a Udine (1878).


Nel 1882 si recò a Firenze assieme all'amico Cesare Simonetti (con il quale condivideva la passione per la pittura), per frequentare i corsi diretti dal prof. Stefano Ussi presso l'Accademia di Belle Arti. Prima di rientrare a Udine riuscì a superare l'esame di professore di disegno con ottima valutazione.

Nel 1883 ebbe inizio la sua grande passione per la musica e, per 4 anni, si impegnò con tutta la sua forza ad uno studio regolare ed intenso (per "recuperare il tempo perduto") di armonia e contrappunto sotto la guida del maestro Luigi Cuoghi.

L'interesse e la passione per la musica (come sentiremo fra breve dalla Sig.ra Verona), sarà un costante punto di riferimento che lo accompagnerà lungo tutto l'arco della sua vita.

Passata qualche difficoltà iniziale la carriera di Marzuttini è piena di soddisfazioni e di riconoscimenti. Particolarmente di successo sono le attività di tipo meccanico-ingegneristico cui si dedica praticamente a tempo pieno negli anni che precedono la prima guerra mondiale (direttore del Garage delle Grazie, del garage Friulano ecc. in società con l'ing.Fachini suo grande amico).


Marzuttini dispone infatti di un talento formidabile e pur sentendosi profondamente artista più che meccanico ottiene una serie di successi professionali che gli danno grande notorietà.

Il desiderio di esprimersi attraverso l'arte è comunque sempre molto forte: "l'arte è una donna; dunque pericolosissima sempre, e può formare la felicità o la disperazione di chi si sia di lei innamorato" e Marzuttini pare lavorare solo per potersi dedicare a questa sua passione.


La sua vena artistica è così impetuosa da riuscire a trovare uno sbocco nell'attività meccanica e questo accade nel 1912 quando gli viene offerto di dirigere una fabbrica di giocattoli artistici meccanici a Udine.

Dotato di una straordinaria creatività artistica Marzuttini riesce ad infondere una impronta particolare alla fabbrica di udinese che diviene ben presto molto famosa in Italia e per la quale ottiene, in riconoscimento nel corso degli anni, 4 medaglie d'oro e il conferimento del titolo di Cavaliere della Corona d'Italia da parte del re Vittorio Emanuele III (1917).


Marzuttini sta vivendo un momento professionalmente molto felice. Anche se non è facile non pensare alla guerra che si combatte sulle montagne così vicine e i cui effetti devastanti incombono su Udine.

Non è facile non pensare alla guerra quando si ha un figlio che sta combattendo ormai da 3 anni. Marzuttini stesso subisce in prima persona gli effetti negativi della guerra quando, dopo la disfatta di Caporetto, deve lasciare il Friuli recandosi a Milano.

In quello stesso 1918 gli viene offerta la direzione di un importante stabilimento meccanico a Napoli con 200 operai alle dipendenze.

Da Milano si reca a Napoli, ove continua ad ottenere riconoscimenti e soddisfazioni personali. A Napoli viene raggiunto dalla notizia della morte del figlio Guido avvenuta sul fronte di Bligny (Francia).

La scomparsa di questo amatissimo figlio avvenuta quasi al termine delle ostilità segna profondamente la famiglia Marzuttini modificandone il destino.


I Marzuttini a Udine ove trovano la casa devastata e semi-distrutta e, per necessità, si rifugiano nella casa di campagna a Fauglis. Quello che doveva essere un rifugio temporaneo per la famiglia finisce per diventare l'abitazione definitiva che non sarà più abbandonata.


Il Marzuttini di Fauglis, come potremmo definirlo, è probabilmente un uomo diverso, profondamente segnato da un dolore con cui convivrà per il resto della sua vita. Abbraccia ancor più fortemente l'arte (musica, pittura e poesia) in cui probabilmente cerca anche un conforto.


Non è facile capire se Marzuttini venne spinto ad abbandonare completamente l'attività lavorativa in ambito meccanico-tecnologico a causa della concomitanza di tre avvenimenti : la morte del figlio, l'avanzare degli anni e l'essersi stabilito a Fauglis.

Non esiste documentazione che attestiquanto affermato.


Tuttavia è un dato di fatto che dal 1918 in poi Marzuttini si dedicò integralmente alla pittura, alla musica e alla poesia.

Non smise di interessarsi alla scienza, ma lo fece esclusivamente in senso "hobbistico" e soprattutto dedicò ancora molto tempo all'approfondimento di alcune tecniche fotografiche e chimiche (studi degli acidi corrosivi, esperimenti di elettrolisi e di galvanoplastica).


Il Marzuttini di Fauglis fu anche per un decennio (dal 1919 al 1930) un personaggio pubblico di rilievo (Sindaco-Podestà di Gonars) ma di questo aspetto della sua vita, del perché rivestì tale ruolo, delle eventuali iniziative che potrebbe aver promosso in campo artistico, di soddisfazioni o eventuali riconoscimenti non si sa quasi nulla.


Tuttavia la vasta produzione in campo pittorico e musicale testimonia che l'ultimo Marzuttini fu essenzialmente un artista.


La sua produzione pittorica fu vastissima. Utilizzò prevalentemente l'acquerello ma anche le tecniche ad olio ed il pastello. Le migliori espressioni pittoriche di Marzuttini sono unanimemente riconosciute essere gli acquerelli con cui riuscì ad estrinsecare le sue migliori capacità artistiche rivelandosi ottimo ritrattista, insuperabile paesaggista e profondo conoscitore della natura e degli animali.

La maggior parte delle sue pitture si trovano sparse nelle varie città italiane che furono sedi di sue esposizioni. Alcuni quadri si trovano anche all'estero.

Con i suoi quadri vinse molti premi tra cui la medaglia d'oro consegnatagli dal pittore Ettore Tito.


Che altro dire di Marzuttini? Indubbiamente è una figura interessantissima cui credo non sia stato dato il giusto rilievo.

E' sicuramente un artista, nell'animo e nella capacità espressiva ma il periodo in cui si trova a vivere, ricco di grandi innovazioni, non lo lascia di certo spettatore indifferente.

E' un periodo in cui vengono sviluppate alcune applicazioni tecnologiche della Scienza destinate a mutare radicalmente la qualità della vita: l'illuminazione pubblica, la fotografia, il telegrafo, il telefono, i motori e le prime automobili, la radio, il cinema, l'aeroplano.


Il Marzuttini "meccanico" è degno figlio del suo tempo di cui pare quasi una incarnazione vivente: studia (da autodidatta) i misteriosi legami fra elettricità e magnetismo, si diletta di chimica (passione che ha trasmesso al figlio Arnaldo), progetta e realizza sistemi innovativi per costruire giocattoli, costruisce motori, automobili a motore (per il figlio Guido 1901) e dispositivi meccanici.

Da vero uomo del suo tempo Marzuttini tenta anche l'avventura del volo costruendo uno sfortunato aeroplano (vedi foto) che non si alzerà mai in volo.


Marzuttini possiede un animo di artista che apparentemente stride e contrasta con le sue doti "meccaniche".

In realtà come riuscì a mettere l'arte nella meccanica ugualmente infuse nell'arte alcuni elementi scientifici: nei dipinti per lo più a sfondo naturalistico e figurativo è evidente uno studio scientifico del particolare che può riguardare le strutture anatomiche (dei volti umani, degli animali) le strutture delle piante e dei fiori, la disposizione e la forma delle ombre.

Le caratteristiche di scienziato del Marzuttini si evidenziano anche nell'uso della fotografia (di cui sentiremo dal Sig. Toffoletti) e nello studio delle potenzialità delle tecniche fotografiche (studio dei tipi di lastre, delle gelatine, dei filtri e anche, per divertimento, di curiosi fotomontaggi).


Infine costruisce sia strumenti musicali tradizionali (ocarine, flauti, chitarre, mandolini, addirittura inizia la costruzione di un organo) sia strumenti musicali nuovi, frutto della sua inventiva, della miseria dell'epoca e del desiderio di sperimentare nuove sonorità.


Un artista con animo di scienziato e uno scienziato con animo d'artista questa è probabilmente la definizione che più si adatta a Tita Marzuttini. Un uomo che amò la natura di cui fu attento spettatore e testimone come ci è evidente dalla sua produzione pittorica.


Un uomo che amò la musica nelle sue svariate forme (da quella sacra a quella popolare). Un uomo che amò la sua terra, la sua gente e le sue tradizioni come testimoniano i numerosi versi scritti in friulano.

Un uomo che fu testimone attento e attivo del suo tempo di cui indubbiamente seppe cogliere gli aspetti positivi ma riuscì a vedere e a descrivere con sorprendente lucidità e senso critico gli inevitabili risvolti negativi che il progresso inevitabilmente porta con sé.

Sicuramente fu un anticonformista che non smise mai di pensare con la propria testa.


Forse il modo migliore per concludere questo breve ritratto di Tita è leggervi un piccolo brano tratto da un suo manoscritto "Perché sono pazzo".

"Perché sono pazzo" è una raccolta di note scritte presumibilmente fra il 1939 e il 1941, dalle quali traspare la personalità di Marzuttini, il suo senso critico, l'amarezza degli ultimi anni, la religiosità ritrovata e un senso dell'umorismo non comune.


Ho scelto questo pezzo perché nella sua estrema semplicità arriva ad una conclusione molto profonda: l'uomo troppo spesso presume di se stesso dimenticando i propri limiti senza rendersi conto che la vera grandezza sta nel rendersi conto di quanto siamo piccoli.
Il pazzo quando non capisce una cosa dice: "non la capisco" e va avanti tranquillo occupandosi di altre cose che capisce o crede di capire.
Il saggio invece comprende che certe cose non le capisce e non le potrà mai capire.
Il pazzo dice per esempio: "l'infinito non lo capisco".
Il saggio dice lo stesso e, non sapendone di più ti comincia a spiegare che è immensamente grande, che ci deve essere questo, che ci deve essere quello ecc.
Potrà anche aver ragione, ma potrà anche darsi che abbia detto delle grosse corbellerie.
Finora non si può decidere né in favore né contro.
Come pure si può contrapporre al saggio che, anziché essere immensamente grande l'infinito, potrebbe essere immensamente piccolo il suo cervello.



Emanuel Rossetti

in occasione della presentazione del libro "Giovanni Battista Marzuttini"
(edito dal Comune di Gonars - con il patrocinio della Provincia di Udine)
Villa Adelaide di Fauglis, 5 maggio 2001

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